Villon François
Villon François
François Villon (AFI: [fʁɑ̃swa vijɔ̃]), pseudonimo di François de Montcorbier, oppure François de Loges o François Corbeuil (Parigi, 8 aprile 1431 – dopo l'8 gennaio 1463) è stato un poeta francese. Studente dell'Università di Parigi, laureatosi alla facoltà di Lettere a 21 anni, in un primo tempo condusse al Quartiere latino una vita allegra da studente indisciplinato. Divenuto chierico come studente di teologia, ricevette gli ordini minori, ma riprese la sua vita disordinata: per cinque volte fu arrestato per episodi di malavita, fino a essere condannato a morte, ma riuscì sempre a farsi rilasciare. La sua vita, in parte misteriosa, è da sempre oggetto di varie speculazioni, anche originali. Si sa, da documenti ritenuti dai più attendibili, che a 24 anni uccise un prete in una rissa a causa di una donna, molto probabilmente per autodifesa, e fuggì da Parigi per sottrarsi all'arresto e al processo sotto il falso nome di Michel Mouton. Amnistiato, dovette esiliarsi nuovamente l'anno successivo, dopo lo svaligiamento del Collège de Navarre assieme ad alcuni complici. Accolto a Blois alla corte di Carlo d'Orléans, il principe poeta, non riuscì a farvi carriera; condusse allora una miserabile vita errante, sulle strade. Imprigionato a Meung-sur-Loire, liberato all'avvento di Luigi XI, ritornò a Parigi dopo sei anni d'assenza. Nuovamente arrestato dopo una rissa, cui aveva preso parte marginalmente, ma in cui era stato ferito un notaio, fu condannato all'impiccagione come recidivo. Dopo l'appello, il Parlamento cassò il giudizio, ma lo bandì e lo esiliò per dieci anni dalla città. Aveva allora 30-31 (o forse 32) anni; a quel punto se ne persero completamente le tracce, non potendosi ricostruire una sua possibile vita ulteriore a causa della totale mancanza di documenti originali che l'attestino. Villon non conobbe una celebrità immediata. Le Lais ("Il lascito"), poema giovanile, e Le Testament ("Il testamento"), sua opera principale, furono stampati a partire dal 1489, quando Villon avrebbe avuto circa 58 anni, se fosse stato ancora in vita. Trentaquattro edizioni si susseguirono fino alla metà del XVI secolo. Le uniche fonti contemporanee di cui si dispone circa la sua vita, oltre alle sue opere, sono sei documenti amministrativi relativi ai processi cui fu sottoposto, scoperti da Marcel Schwob a fine Ottocento. È quindi necessario – nell'analizzare la complessa figura di questo poeta – separare i fatti stabiliti con una certa attendibilità dalla «leggenda Villon», che ben presto prese vita, alimentata dall'autore medesimo attraverso la sua produzione letteraria e fatta, a seconda delle epoche, d'immagini differenti: dal burlone truffatore al poeta maledetto.. La sua opera non è di facile comprensione senza note o commenti. La sua lingua non è sempre accessibile. Le allusioni alla Parigi del suo tempo e la sua arte del doppio senso e dell'antifrasi rendono spesso difficili i suoi testi, sebbene l'erudizione contemporanea abbia chiarito molte delle sue oscurità. In carcere scrisse le sue opere maggiori. Nelle parole di Charles Augustin Sainte-Beuve, uno dei maggiori critici letterari del XIX secolo, Villon può essere considerato La sua opera più conosciuta è La ballata degli impiccati (Ballade des pendus 1462; tuttavia, il titolo autentico di questo testo, come risulta dai manoscritti, è L'Épitaphe Villon). Villon ebbe grande notorietà nel XVI secolo, quando le sue opere furono raccolte e pubblicate da Clément Marot. Il famoso verso «Mais où sont les neiges d'antan?» («Dove sono le nevi di un tempo?», una tipica domanda retorica da ubi sunt), tratto dalla Ballata delle dame del tempo che fu, è probabilmente uno fra i più tradotti e citati della letteratura.