Ti sto aspettando.
È un po’ che aspetto che qualcuno si accorga di me. Non dico che mi prenda con sé e mi porti via, dico solo che si interessi a me. Mi accontenterei, visto quello che è il mio attuale stato d’animo. Non pretenderei di avere un grado di irresistibilità tale da venir portato via. Mi piacerebbe, come negarlo, ma non lo pretendo. E neppure lo spero in verità: avrei paura a venir via con te, che non ti conosco.
Lo so che stai arrivando. So che vieni qui più che occasionalmente. E ti trattieni un bel po’ tra di noi. Io non ho mai avuto a che fare direttamente con te anche se mi piacerebbe. Qualcun altro, nel tempo, si è interessato a me ma solo per poco e come se si fosse trattato di un errore o di un malinteso.
Dopo che sei uscito di casa non vieni direttamente qui. So che ti intrattieni con altri, intraprendi diverse attività. Non siamo gli unici tuoi pensieri anche se, dalla frequenza con cui passi a trovarci, penso di poter dire che ci tieni a noi: almeno a qualcuno di noi.
Solitamente è mattina quando ti vedo. Non sempre la tua entrata in scena è fragorosa, spesso ti palesi silenziosamente, quasi furtivo, con un saluto a mezza voce o un cenno del capo. Ti muovi con leggiadria nonostante la mole che potrebbe far pensare a qualcosa di più vicino alla goffaggine. Misuri gli spazi con sicurezza e disinvoltura. Ti confondi con chi, lì dentro, ci lavora. Ti trovi a tuo agio, senza dubbio. Il percorso che fai è quasi sempre lo stesso: snobbi alcune sezioni per soffermarti a lungo su altre. Si vede che sai dove trovare qualcosa che ti potrebbe interessare. Non sempre entri con le idee chiare su cosa approfondire. Anzi raramente è così. Più spesso ti muovi verso le zone a te più consone e ti fai ispirare sul momento: da un colore, da una forma, da un odore.
La mia dimora non si trova vicino ai posti che frequenti più assiduamente. Sto ai suoi margini e per questo motivo ti ho potuto vedere solo da lontano e non ho potuto godere della tua prossimità e del tuo interesse. Ma oggi sembri mosso da giovialità e spensieratezza che ti fanno vagare anche scoprendo, per caso, siti che non sei uso calpestare. Chissà che non sia così fortunato da poterti finalmente incontrare? Ma non ci spero più di tanto perché poi so che la delusione sarebbe troppo grande. Me ne sto tranquillo e beato a pensare alle mie cose e vedo scorrere davanti a me più di una persona che però non mi degna di uno sguardo, neppure ai miei più diretti vicini, a dire il vero.
E d’un tratto, senza adeguato preavviso, accade l’inaspettato. Ti avvicini a noi. No, ti avvicini a me. Mi guardi e non distrattamente. Mi guardi con vero interesse. E guardi proprio me, non il mio vicino di destra o il mio vicino di sinistra. E ti avvicini sempre di più. Stai per toccarmi. Mi sfiori il dorso, quasi con voluttà. Mi afferri e mi separi dai miei compagni. È una sensazione strana ma potente. È una sensazione che non conosco perché mi accade di rado di provarla. Ma mi piace un sacco. Diamine se mi piace. Non vorrei che terminasse così velocemente Avrei la salivazione azzerata se avessi la saliva o la lingua o una bocca o un organo equivalente ma non li ho. Non faccio parte della tua specie ma per alcuni di voi siamo dei buoni compagni di vita. Per chi ancora ci apprezza, per chi vuole approfondire, per chi vuole viaggiare senza spostarsi dalla poltrona, per chi vuole dare vita ai propri sogni, per chi ama vivere anche le vite degli altri, per chi vuole rimanere bambino, per chi non può trattenersi e ha bisogno continuo di nuovi input, per chi non è pazzo ma vorrebbe tanto esserlo. Perché io sono un libro e sto per essere preso in mano da te che potresti diventare uno dei miei lettori.