Ci sono romanzi che toccano corde così profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome. È quello che accade con "L'Arminuta" fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell'altra, suona a una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia così questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all'altro perde tutto – una casa confortevole, le amiche più care, l'affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. Per «l'Arminuta» (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. La casa è piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo. Ma c'è Adriana, che condivide il letto con lei. E c'è Vincenzo, che la guarda come fosse già una donna. E in quello sguardo irrequieto, smaliziato, lei può forse perdersi per cominciare a ritrovarsi. L'accettazione di un doppio abbandono è possibile solo tornando alla fonte a se stessi. Donatella Di Pietrantonio conosce le parole per dirlo, e affronta il tema della maternità, della responsabilità e della cura, da una prospettiva originale e con una rara intensità espressiva. Le basta dare ascolto alla sua terra, a quell'Abruzzo poco conosciuto, ruvido e aspro, che improvvisamente si accende col riflesso del mare.
Autore
Di Pietrantonio Donatella
Titolo originale
L' Arminuta
Traduttore
-
Editore
Einaudi
Collana
Super ET
Anno edizione
2019
In commercio dal
Formato
Libro
Pagine
176
Dimensioni
-
Codice EAN
9788806239848
L' Arminuta
Di Pietrantonio Donatella - Autore
L' Arminuta
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Disarmante, delicato e profondo. Una protagonista senza nome mette a nudo le cicatrici causate da un abbandono inaspettato.
Un libro da rileggere. Una vena malinconica accompagna la storia che riesce ad entrare nel cuore del lettore senza andare più via. Una storia di abbandono, di esclusione ma anche di rinascita.
Questo racconto breve di miseria e povertà non mi ha entusiasmato. È la storia, purtroppo comune, di una giovane adolescente, che nel momento più delicato della sua vita, il passaggio dall’infanzia all’età adulta, si ritrova priva di identità. La scrittrice racconta il suo romanzo con parole dure, asciutte, rigide, fredde e difficili...amare come sa esserlo la vita in povertà (di sentimenti oltreché economica). Il difetto più grande però del racconto è la mancanza di coraggio: non puoi gettare le basi di una dinamica importante come quella con Vincenzo e poi scegliere la strada più facile per uscire da una svolta scomoda. Sarebbero servite sicuramente più pagine per delineare i personaggi che ruotano attorno alla vicenda, per renderli vivi e tridimensionali, invece la maggior parte di essi rimane sbiadita, non definita e mi riferisco ad entrambe le madri specialmente Adalgisa (forse il personaggio più bello e con più sfumature di tutta la storia). Mi rifiuto di credere all’onestà di questo campiello che per me conferma quanto questi premi non siano che espedienti pubblicitari per lanciare un libro che altrimenti verrebbe dimenticato sullo scaffale. Salvo la scrittura funzionale fredda e senza sovrastrutture che descrive perfettamente il centro sud degli anni 70. Una grandissima occasione mancata.
Un piccolo capolavoro. Semplice ma intenso nelle emozioni che provoca. Sorprendente la capacità di trovare emozioni forti sotto la scorza dura creata dalla sofferenza e dal dolore
La storia di un abbandono, una ferita che non si rimargina, il degrado, la miseria, la famiglia che non si sceglie e che a volte, semplicemente, si subisce. Il romanzo è scritto bene, la storia è toccante, la lettura interessante ma nonostante questo a fine lettura sono rimasta un po' spaesata. I personaggi non sono ben caratterizzati e l'unico che spicca è quello della piccola Adriana, schietta, sincera è reale.