Pubblicato nel 1907, questo romanzo di Jack London rappresenta un esempio insuperato di "fantascienza verista": impeccabile e profetico nella sua analisi sociale e politica ma, al contempo, senza freni nell'invenzione di una realtà distopica eppure sinistramente familiare. Testo di autentica chiaroveggenza sui destini della società capitalistica, "Il tallone di ferro" è uno dei più allucinati e veridici affreschi della società dominata dal profitto, dipinta nella sua durezza senza scampo, nella sua oppressione generalizzata, nei suoi impliciti e inevitabili sbocchi di violenza e massacro. Il profeta lucido e impavido dello scarto tra le speranze dell'umanità e le condizioni in cui gli uomini si trovano a vivere è Ernest Everhard, l'eroe, il combattente per la libertà (un personaggio memorabile cui Ernesto Che Guevara deve il nome di battesimo). Il racconto della sua vita e del suo pensiero è affidato al diario dell'amata Avis, figlia viziata di una ricca famiglia borghese che apre gli occhi, attraverso l'amore per Ernest, sull'intollerabile oppressione attuata dalla classe sociale cui appartiene, fino alle estreme conseguenze. Un feroce, visionario capolavoro. Prefazione di Goffredo Fofi.
Autore
London Jack
Titolo originale
Il tallone di ferro
Traduttore
Sallustro C.
Editore
Feltrinelli
Collana
Universale economica. I classici
Anno edizione
2014
In commercio dal
Formato
Libro in brossura
Pagine
257
Dimensioni
-
Codice EAN
9788807900334
Il tallone di ferro
London Jack - Autore
Il tallone di ferro
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Prima di scrivere questo commento, mi sono dovuto raffreddare come il ferro che si batte finché è caldo perché la quantità di emozioni, di pensieri, di riflessioni, il turbinio di parole che mi frullavano in testa avrebbero scaturito soltanto un pastiche gaddiano e invece miro a farmi comprendere. Comincio dal dire che abbiamo di fronte un capolavoro della letteratura statunitense degli inizi del XX secolo. Si tratta di un romanzo fantapolitico e distopico. London ambienta la storia tra il 1912 e il 2612, ovvero 5 anni e 705 anni dopo l’effettiva scrittura del testo (1907). Un profeta? Un genio. Nel 2612 Anthony Meredith ritrova un manoscritto, compilato da una donna, tale Avis Everhard, negli anni a cavallo tra il 1912 e il 1917 e ce ne dà conto, pubblicandolo. Il manoscritto, redatto dunque 700 anni prima rispetto al ritrovamento da parte di Meredith, racconta dell’incontro tra Avis, una ragazza di famiglia capitalista, e il suo futuro marito Ernest, un socialista attento alle esigenze del proletariato. I due, avendo Ernest convinto Avis del male del capitalismo, affrontano insieme ad altri compagni la nascente Oligarchia degli Stati Uniti che trova esecuzione del suo pensiero nel sistema sociale chiamato da Ernest ‘Tallone di ferro’, un tallone che stritola, schiaccia e tutto distrugge. Nei primi 2 terzi del romanzo vengono presentati tanti personaggi ostili alle teorie socialiste anche se qualcuno arriva a ‘convertirsi’ come il vescovo Morehouse che abbandona i fasti della chiesa per mischiarsi tra i poveri. Successivamente viene raccontata la preparazione alla rivoluzione. Non dico altro. Semplicemente, il testo è un misto tra ‘Cecità’ di Saramago e ‘La strada’ di McCormac per le ambientazioni grigie e cittadine ma ha in sé i germi delle successive rivoluzioni che hanno fatto la storia come quella cubana di Castro e Guevara, ad esempio. Illuminante.