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Un'infinita nostalgia leggere queste riflessioni di Michela sapendo che saranno le ultime consegnate a noi lettori. Un'occasione di arricchimento ❤
"Dare la vita" è l'ultimo saggio di Michela Murgia: è un'opera postuma, uscita a gennaio 2024, alcuni mesi dopo la morte dell'autrice. In queste pagine, relativamente poche (122 in totale, datate tra il 2008 e l'agosto 2023), ma densissime di contenuto e di significato, sono raccolte riflessioni su alcune tematiche da sempre molto care a Murgia: la definizione di famiglia - e in particolare di famiglia queer - e la maternità, intesa nella sua accezione più ampia e viscerale. Su questi temi Murgia è tornata più volte negli anni, trasformandoli quasi in una missione di divulgazione. Cosa voglia dire essere "queer" e vivere in un contesto queer lo sappiamo approssimativamente per ciò che abbiamo letto o sentito, ma sono pronto a scommettere che non tutti saprebbero spiegare quali sono i confini e le implicazioni della vera "queerness". Non è un caso che, come l'autrice stessa racconta, sia entrata in disaccordo anche con persone che - almeno in teoria - avrebbero dovuto sapere bene cosa significa vivere un'esistenza queer, ma che alla prova dei fatti non erano pronte a veder scardinati schemi mentali radicati. Altrettanto lucide sono le pagine dedicate al tema della maternità: cosa sia la "maternità surrogata" lo sappiamo, e siamo anche pronti a dirci favorevoli o contrari sulla base delle nostre ideologie, ma conosciamo davvero tutte le implicazioni che la maternità surrogata porta con sè? Sapremmo definire la differenza tra gravidanza e maternità? Era ovviamente impossibile trattare due temi così complessi e delicati in un manciata di pagine, ma questo libro riesce ad aprire uno squarcio sulla realtà e offrirci una panoramica delle cose come dovrebbero essere, attraverso gli occhi attentissimi di un'intellettuale di cui l'Italia - e non solo - sentirà la mancanza. Non è una lettura facile, e mi chiedo perchè una scrittrice come Michela Murgia non abbia cercato una via più accessibile per condividere pensieri tanto profondi e di portata universale. Se è vero, e lo è, che le persone non hanno sufficiente familiarità con le questioni del queer e della "maternità logica", perchè non facilitare loro il cammino di accesso?
premetto che non ho letto tutto il libro, ma solo alcuni spunti e riflessioni che reputo interessanti. sicuramente la scrittura risente di una mancanza di legatura e di una linearità, ma la Murgia ci ha lasciato tanto e per questo non posso che esprimere un giudizio più che positivo. Grazie Michela
Non ho molto da dire su questo scritto di Michela Murgia: nel 3000, questo volumino di poco più di 100 pagine sarà sicuramente un ricordo strano di una delle pensatrici più acute dell’antichità. Per me, essere vivente in un contesto sociale estremamente condizionante, Murgia ha vissuto in un altro tempo - un tempo futuro. Alcune parole in questo libro ne sono un esempio lampante: uscire dallo schema, dalla standardizzata gerarchia familiare sfruttando quella terminologia che è conosciuta e socialmente accettata da tuttə per arrivare a sentirsi liberə nelle relazioni. Ma neanche troppo uscita dallo schema, Murgia sa bene conosce bene la realtà escludente in cui vive e si interroga sulle problematiche legate al senso di famiglia, di genitorialità e ancora più profondo, di maternità e gestazione. Personalmente vorrei rileggerlo nel 3000, per vedere il cambiamento già in atto e per guardarmi teneramente pensare che al momento, la personalità di Michela Murgia spalanca porte che neanche ci sogniamo di schiudere.
Saggio sulla maternità e sulla genitorialità. Una visione quasi avverinistica sui legami familiari e sul senso di famiglia. Una posizione, la sua, per nulla assoluta, che apre al dibattito e a farsi delle domande. Una posizione che deriva dalla sua esperienza personale e da un lungo osservare e pensare. Un lascito testamentario che apre a tante riflessioni e interrogativi. Una lettura che apre a tante possibilità.