La scomparsa dei riti. Una topologia del presente
Han Byung-Chul - Autore
Nottetempo (2021) - Editore
L'odierna ossessione per un'autenticità fondata sul narcisismo dell'Io, la costante ricerca del nuovo e dell'inedito, la bulimia consumistica dell'usa e getta che pervade ogni ambito determinano, nei rapporti e nelle pratiche che caratterizzano la società contemporanea, una sempre più evidente e sintomatica scomparsa delle forme rituali. Tuttavia, la struttura immutabile e ripetitiva, così come la teatralità dei gesti e l'attenzione riservata alla “bella apparenza”, conferiscono ai riti un potere simbolico profondamente unificante. Il silenzio, il raccoglimento, il senso di sacralità necessari allo svolgimento del rito fondano un legame tra il sé e l'Esterno, tra il sé e l'Altro – i riti “oggettivano il mondo, strutturano un rapporto con il mondo”, creando una comunità anche senza comunicazione. A questa comunità senza comunicazione, propria della società rituale, Han contrappone la comunicazione senza comunità, quel “baccano” in cui, in una società sempre più atomizzante, il soggetto si esprime e “si produce” ritrovandosi a girare a vuoto attorno a se stesso, privo di un mondo e di reali interazioni. Per infrangere questo cortocircuito, e all'interno di una più ampia critica delle patologie del contemporaneo, Byung-Chul Han propone un recupero del simbolismo dei riti come pratica “potenzialmente in grado di liberare la società dal suo narcisismo collettivo”, riaprendola al senso di una vera connessione con l'Altro – e reincantando il mondo.
Autore
Han Byung-Chul
Titolo originale
La scomparsa dei riti. Una topologia del presente
Traduttore
-
Editore
Nottetempo
Collana
-
Anno edizione
2021
In commercio dal
Formato
-
Pagine
-
Dimensioni
-
Codice EAN
9788874528837
La scomparsa dei riti. Una topologia del presente
Han Byung-Chul - Autore
La scomparsa dei riti. Una topologia del presente
Conosci l'autore
I riti sono un modo di dare forma al tempo e stabilizzare la vita. Ci mettono in contatto col mondo del sacro (in senso lato, non solo religioso). Un mondo che riunisce quei valori che animano una comunità. Consentono, infatti, il raduno intorno a un particolare luogo che, caricandosi di un determinato significato simbolico, produce un legame profondo tra gli esseri umani. Oggi la comunicazione digitale si orienta, invece, sempre più verso una comunicazione “senza comunità”. La rete è un “non-luogo” che non può essere abitato; infatti ci si naviga e basta. Non c’è spazio per la relazione ma solo per la connessione. Chiusi in una gabbia di autoreferenzialità narcisistica, dominata dalla sproporzionata accumulazione di libido dell’Io, che già Freud aveva ascritto alla pulsione di morte, non c’è possibilità di tacere: si dissacra dunque la vita (il sacro richiede silenzio) che viene ridotta a mera sopravvivenza. Ognuno esibisce sé stesso per ottenere maggiore attenzione, in un processo di totale isolamento in cui il mondo scompare. In questo meccanismo ci si sfrutta da soli credendo, invece, di auto realizzarsi. E’ possibile uscirne? Han non lo dice (del resto, non bisogna mai chiedere ad un filosofo la soluzione ad un problema), ma afferma che bisogna “[..] provare a riconquistare spazi contemplativi, esercitarsi nella ripetizione [..], e recuperare il carattere ludico del pensiero, [..] fare dell’erudizione un fine in sé..”