Maledetta sfortuna. Vedere, riconoscere e rifiutare la violenza di genere
Vagnoli Carlotta - Autore
Fabbri (2021) - Editore
Di cosa parliamo quando usiamo l'epressione “violenza di genere”? Come nasce? Quali sono i primi campanelli d'allarme? Che cosa accomuna il catcalling al femminicidio? È tempo di fare chiarezza su un argomento che ci tocca tutti quanti, ma di cui si fa spesso fatica a parlare nei termini giusti: se ne fa carico Carlotta Vagnoli, giornalista, sex columnist, femminista, attivista, da anni punto di riferimento proprio sui temi della violenza di genere. Vagnoli sviscera il discorso affrontandolo a trecentosessanta gradi, parlando di revenge porn e di linguaggio dell'odio, di victim blaming e mezzi di comunicazione, di pregiudizi e luoghi comuni, di educazione e ruoli, di vittime e carnefici. E facendolo ci sprona a muovere un passo fuori dal branco e a diffondere la disciplina del consenso, aprendo la discussione sugli scenari futuri del rapporto tra uomo e donna, con la speranza in una società libera finalmente dagli stereotipi di genere.
Autore
Vagnoli Carlotta
Titolo originale
Maledetta sfortuna. Vedere, riconoscere e rifiutare la violenza di genere
Traduttore
-
Editore
Fabbri
Collana
-
Anno edizione
2021
In commercio dal
Formato
-
Pagine
-
Dimensioni
-
Codice EAN
9788891585196
Maledetta sfortuna. Vedere, riconoscere e rifiutare la violenza di genere
Vagnoli Carlotta - Autore
Maledetta sfortuna. Vedere, riconoscere e rifiutare la violenza di genere
Un libro fondamentale per il cambiamento della nostra società. Carlotta Vagnoli usa (volutamente) un linguaggio semplice e diretto, perché il suo obiettivo è quello di rendere fruibile questo libro a più persone possibili e di farlo arrivare anche nelle scuole.
Mi sono avvicinata a questa lettura non fidandomi molto: forse, in quanto ragazza cresciuta in un ambiente familiare non sessista, mi ritenevo già conscia del panorama in cui verte la società non appena metto il naso fuori di casa, delle molestie che ho subito, per non parlare di quelle che ogni giorno ho paura di subire, e di quanto tempo passiamo a posteriori cercando di tranquillizzarci su quanto “l’abbiamo scampata”; quindi diciamo, una sorta di “ok, lo leggo, ma niente di nuovo”. Poi non so cosa mi sia scattato verso la metà di questa riflessione, ma il “l’abbiamo scampata” è diventato un macigno pesante, e mi sono accorta che ahimè, ahinoi, per quanto mi ritenessi “giusta”, normalizzavo degli atteggiamenti malsani: il fatto che ognuna di noi cammini con le chiavi in mano quando torna a casa da sola, che finga telefonate, si annichilisca nei modi di fare/vestire per non suscitare commenti sgradevoli e offensivi, accetti i vari “esagerata, dai”, si periti a pubblicare un contenuto sui social, si senta in parte colpevole per una molestia, per me era PRASSI. E questo pure quando una guardia del CC in cui lavoro mi disse “eh sai anche allo stand di **** quante ragazze ricevono commenti del cazzo…” che in un primo momento mi fece sentire meno sola, e che mi fa dire, adesso, che io non voglio non sentirmi sola, io voglio che non si presenti l’occasione per pensare di esserlo o meno. Per quanto sia davvero e purtroppo “niente di nuovo”, una lettura come questa può quantomeno far aprire gli occhi su quanto tutti siamo educati, abituati e complici di un sistema che spesso ci sminuisce.