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dolorosa verità - avrei voluto abbracciare Tove, per tutte le volte in cui si è sentita meno o sbagliata. dolorosa verità perché è di questo che si tratta quando inevitabilmente si va incontro all’età adulta e si capiscono più cose di quante vorremmo e la vita ci travolge e non ci resta che arrenderci ed accettare la fine dell’infanzia. Tove attendeva l’arrivo di una persona fuori del comune, con cui condividere i suoi pensieri, i sogni, con cui poter parlare anche delle sue poesie, delle scritture tenute nascoste gelosamente per la paura di essere derisa... Infanzia è il primo volume della “Trilogia di Copenaghen”. è stata una lettura piacevole, intensa, seppur breve… così tanto breve da farmi sentire presto la mancanza di Tove e del suo modo di scrivere accurato e semplice. è l’autrice bambina a dare voce al racconto e fin da subito si percepiscono la sua passione per la scrittura e per la poesia. sono 123 pagine che si leggono tutte d’un fiato e ci lasciano aggrappati sull’orlo di un burrone, con la curiosità di voler sapere come procederà la storia di Tove, come supererà la fine dell’Infanzia e come affronterà la Gioventù (secondo volume della trilogia - ancora nessuna data riguardo l’uscita). è stato difficile per me scrivere questo pensiero; seppur sia stata una lettura rapida, mi è rimbombata forte nell’animo. il fatto che l’autrice si sia sentita spesso sola, sopraffatta, incompresa… mi ha fatto pensare di quanto i sentimenti di una persona – in questo caso una bambina – spesso vengano sottovalutati. Tove è stata una bimba sensibile, alla ricerca di amore, di comprensione e di rassicurazioni. è buffo se mi fermo a pensare che in questo periodo quasi tutte le mie letture trovino un punto in comune: la paura di crescere e di quello che ci attende. ho sempre pensato che la vita ci proponga quello di cui abbiamo bisogno quando ancora non sappiamo di averne bisogno. è bello cercarsi e ritrovarsi tra le pagine di un libro, scovare le domande e le risposte e sentirsi compresi.
Tove nasce in Danimarca, negli anni 10, ma l'esperienza della sua infanzia è un carattere universale: il modo di guardare il mondo con la lente dell'infanzia, che amplifica "il dentro" e distorce "il fuori" è un'esperienza comune e collettiva, nella quale ciascuno può riconoscere un pezzo della propria infanzia. La sua scrittura autobiografica, che parla del reale con una voce delicata, ma dirompente per la sua franchezza, è tra le prime voci potenti femminili moderne che raccontano la propria esperienza delle piccole cose accendendo luci nel buio della condizione femminile di invisibilità. "Gorkij era un grande scrittore. Io tutta contenta ho detto: - Voglio fare la scrittrice anch'io! Lui ha subito corrugato la fronte e ha detto in tono minaccioso: - Non metterti in testa certe cose. Le femmine non possono fare le scrittrici. Io, umiliata ed offesa, mi sono chiusa in me stessa, mentre mia madre e Edvin ridevano di questa folle idea. Ho deciso di non rivelare più i miei sogni e ho tenuto fede a questa risoluzione per tutta l'infanzia." Per fortuna Tove ha fatto la poetessa e la scrittrice, raccontando, in questo primo volume della trilogia di Copenaghen (di cui aspetterò i prossimi volumi dell'ottimo @fazieditore) un tempo fatto di desiderio di essere amata dai genitori, vista dai compagni, riconosciuta nei talenti; di paura non essere troppo alta e troppo magra e con gli incisivi segnati dai danni del rachitismo; di salotti e di finestre che sembrano grandi e invece diventano piccoli. Di un tempo che odora di un odore proprio che solo gli altri percepiscono e che gli adulti seppelliscono dentro e ricordano bello anche se è stato tanto brutto ed è un anello stretto intorno al cuore che solo la morte può spezzare. "Quasi tutti gli adulti sostengono di avere avuto un’infanzia felice, e magari ne sono davvero convinti, ma io non credo. Secondo me, sono semplicemente riusciti a dimenticarla" Tutto questo mi ha provocato una grande tenerezza per la bambina Tove, per l'adulta Tove, per Tove che non ha voluto diventare vecchia. Libr-ida-leggere 📚